giovedì 9 luglio 2015

Il Sindaco di Stalettì e le “sterne stolide”
Risposta alla prof.ssa Concetta Stanizzi

di Domenico Condito

Signor Sindaco, 

ho letto la Sua nota del 7 luglio scorso  su “L’esuberante – Quotidiano soveratese online”. Non entrerò nel merito, anche perché le mie conoscenze in campo ornitologico non vanno oltre alcune interessanti esperienze di ascolto in ambito musicale. Penso al Catalogue d'oiseaux di Olivier Messiaen, per esempio, o al Cantus Articus del compositore finlandese Einojuhani Rautavaara. O, per uscire dall’universo della musica seriale, all’Uccello di Fuoco di Igor Stravinsky, magari nell’interpretazione di Leonard Bernstein alla guida della New York Philarmonic (in commercio è reperibile ancora una splendida incisione della Sony; gliela consiglio vivamente, ne potrebbe trarre un certo beneficio all’ascolto). Acclarato, quindi, che di uccelli Lei se ne intende più di me, mi interessa piuttosto osservare, signor Sindaco, che Lei non entra mai nel merito delle questioni poste dai suoi presunti “detrattori”. Ai cittadini non interessa sapere se i Suoi “accusatori” siano “stupidi” o privi di “mente”, come Lei sembra sostenere, ma se le accuse che Le vengono mosse siano fondate oppure no. 
Allora ritorno volentieri sulla questione che mi sta più a cuore: è vero o no che quella di Panaia è un’area archeologica? Ed è vero o no che su questo stesso sito Lei ha avviato i lavori per costruire un’area turistica attrezzata? Le domande sono chiare e semplici, ma Lei elude malevolmente le risposte. 
E poi, signor Sindaco, è ancor più intollerabile il malcostume di voler delegittimare o ledere l'onore e la credibilità delle persone che non condividono il suo operato. È una forma di volgarità francamente inqualificabile. Chiunque abbia adottato questo sistema non ha superato indenne il vaglio della storia, e sarà così anche per Lei. Oggi, con questa uscita “esuberante”, credo che Lei abbia decretato la fine della Sua esperienza politica e amministrativa, o almeno della possibilità di esercitare le funzioni di Sindaco mantenendo un alto profilo etico. Potrà anche portare a termine il mandato elettivo, ma sarà come sopravvivere tristemente a sé stessa. Mi domando, allora, se quando scrive che “il Re è morto” non stia agendo un meccanismo di difesa freudiano, la proiezione, preconizzando la fine, già in atto, del Suo incarico alla guida del Comune di Stalettì. 
Parafrasando Paul Valéry, “il Suo futuro non è più quello di una volta”, e noi tutti, con la Sua elezione a Sindaco, abbiamo sperato in un futuro diverso da quello che vediamo spalancarci sotto i nostri occhi. La profonda mutazione che ci ha gettato nella situazione e nell’indignazione che viviamo trae origine dal Suo rapporto con il territorio, con il quale Lei non interloquisce mai, comportandosi da padrone del Comune e non da primo servitore della publica utilitas. La Sua disattenzione verso la memoria storica della nostra Comunità credo ne sia la cartina tornasole più efficace. Dopo la Rivoluzione francese Edmund Burke poté scrivere che “gli uomini che non guardano mai indietro, verso i propri antenati, non saranno mai capaci di guardare avanti, verso i posteri”. Lei aveva la responsabilità di contribuire alla formazione di un contesto sociale in grado di forgiare il futuro. Ma era necessario partire dalla ricostruzione di un senso identitario comune, basato sul recupero della nostra memoria storica. Un’impresa, prosegue Burke, che “richiede un tempo molto più lungo dello spazio di una vita” ed esige “collaborazione non solo tra i vivi, ma anche tra i vivi, i morti e chi deve ancora nascere”. Lei, invece, pensa di bastare a sé stessa. Le è mancato il senso di questa responsabilità intergenerazionale, che richiede uno sguardo lungimirante, e perciò impone la supremazia del bene comune sul Suo Ego pantagruelico, incapace di dialogare e di confrontarsi con il resto del mondo.

Illustration of The Firebird by Edmund Dulac from his
“Edmund Dulac’s Fairy Book” (1916)

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