lunedì 18 febbraio 2013

Fratelli d'Italia

Ovvero, la fine ingloriosa della destra italiana 
di Domenico Condito

Abbandonare la nave quando affonda, dopo aver partecipato alle sue avventurose scorribande, è molto poco “onorevole”. Il tentativo poi di “ricollocarsi” al comando di nuove e improbabili imprese può risultare addirittura insolente. Meriterebbe di naufragare nel biasimo generale, ma questo è il paese del comandante Schettino, dove la supponenza prevale sul valore, e l’appetito di potenza rischia di favorire una percezione distorta della propria realtà.
È il caso del Movimento Politico Fratelli d’Italia. I suoi leader più rappresentativi, dopo aver partecipato per lunghi anni ai fasti del potere berlusconiano, hanno abbandonato il Pdl al momento della sua implosione. Ora si propongono di “rifondare l’Italia e rinnovare il centrodestra”. Ma con quale autorevolezza? Alcuni di loro devono a Silvio Berlusconi le folgoranti carriere politiche. E tutti hanno sostenuto in Parlamento, e battagliando nei talk-show televisivi, ogni decisione del comandante supremo, dall’abolizione del falso in bilancio alle leggi ad personam. Fino a sancire con un voto in aula che, nella mente di Berlusconi, Ruby Rubacuori era veramente la nipote di Mubarak! Basterebbe per decretare l’inconsistenza della loro credibilità politica. Ma non è tutto. La più grave responsabilità dei fondatori della nuova consorteria italica è quella di aver riconosciuto alla Lega Nord, forza politica minoritaria, una posizione dominante nel governo del paese. Loro, gli araldi del pletorico amor di patria e dell’indissolubilità della nazione, hanno accettato di governare con una forza politica “eversiva” che persegue l'abbattimento dell'unità nazionale. E tutto ciò per puro calcolo e opportunismo politico. 
Lo Statuto della Lega Nord, approvato nel corso del Congresso Federale Ordinario del 1 – 2 – 3 marzo 2002, all’articolo 1, che definisce le Finalità del partito, recita quanto segue: «Il Movimento politico denominato “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (in seguito indicato come Movimento oppure Lega Nord o Lega Nord - Padania), costituito da Associazioni Politiche, ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana». L’articolo 1, scritto in italiano e non ancora in bergamasco, non lascia spazio ad alcun equivoco. La Lega Nord si configura come una forza politica “eversiva” che persegue, per statuto, la dissoluzione della nazione e la costituzione di uno Stato indipendente e sovrano: la Padania. 
È questa la responsabilità oscena di cui La Russa, Meloni, Crosetto, e tutta la destra di regime, dovranno rendere conto al paese nella prossima consultazione elettorale: non aver posto un argine alla deriva leghista. Sarà la fine ingloriosa di una lunga tradizione politica, quella della destra italiana, che si è lasciata imbrigliare nel patto scellerato tra la Lega e Berlusconi: il federalismo in cambio delle leggi ad personam e dell’impunità del premier. Un progetto non compiutamente realizzato, ma che ha già provocato gravi danni al nostro paese.
La resa dei conti arriverà dalle urne, e il giudizio degli italiani sarà impietoso. Alla "fraternità meloniana" non rimarrà che la via della fuga. Quella dei mùridi, naturalmente, e della corsa forzata verso l'oblio. 

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